“Bisogna sbattersi”.

Premessa:

i social network che utilizzo, possono raccontare una storia diversa dalla realtà, ultimamente ho pubblicato foto o video di me appeso su qualche highline qua e la, sicuramente suggestive, a detta di qualcuno “estreme”…bene, sicuramente sono più avventurose di un selfie sotto l’ombrellone al mare, ma non posso prendermi il merito di quegli scatti, ne di queste situazioni. anche se fa figo. Screenshot 2014-11-09 00.36.31

(foto Giovanni Carotti, grazie Joe Vannie!) 

Stare appeso su un’highline con una carrucola, senza averla montata (l’highline), assicurata, ma soprattutto senza saperla camminare, è come entrare in un concessionario Ferrari chiedere di sedersi alla guida di una 458 e cominciare a urlare il rumore del motore facendo finta di guidarla…nel senso…ci vuole comunque più coraggio!

Operazioni preliminari:

Quando insieme a #JackBeckets (al secolo Giacomo Becchetti) ho realizzato il video #highlinemarche, ad aprile, conoscevo poco l’argomento slackline, è stato semplicemente documentare qualcosa di nuovo che mi incuriosiva, un’infarinatura alla disciplina. Dopo il discreto successo di quel video, sia a me che a lui è venuto naturale pensare all’ “episodio” successivo. Questa idea ha trovato immediatamente l’appoggio di Dario Cinchetti di Spider  Slacklines che subito ci ha sostenuto con i materiali e nell’organizzazione di un evento ad hoc  per documentare da zero la ricerca di un nuovo spot, “CHIMERA”.

Detto fatto, la data fissata era il 4 agosto,  momento perfetto, nessuno aveva impegni di lavoro e nel giro di una settimana era pronta una squadra di 3 highliners, Giacomo (Fabriano), Sirio (Milano) e Nazareno (Trento). La scelta  del luogo è ricaduta su Frasassi, nessuno aveva mai chiodato un highline nell appennino marchigiano, men che meno meno a Frasassi … siamo stati quindi orgogliosi di mostrare le bellezze dei nostri posti ai nostri amici del nord! Una volta fissata la data, circa due settimane prima sono cominciati i preparativi. Lo spot… Giacomo lo aveva già individuato dal basso, si vede bene seduti dai tavoli di Gaetano, (il ristoro di fiducia che si trova vicino la biglietteria delle grotte di Frasassi). Era tanto tempo che nessuno metteva piede lassù, e per raggiungere questo posto,  Giacomo e Lorenzo Rossetti  hanno dovuto ripercorrere la via trad storica della “Torre di Jesi”, rimasta impraticata per 40 anni.  Solo in questo modo sono riusciti a sistemare una corda, sulla parete che si trova sull’altro versante che ha consentito di farci salire tutti.IMG_0050

foto pareteL’aspetto umano.

Non volevo realizzare un video che fosse destinato agli “esperti del settore”, per quello basta scrivere Highline su Vimeo o Youtube e ne vengono fuori a migliaia, tutti meravigliosi, ognuno leva il fiato ve lo posso assicurare,  io volevo solo provare a far capire, o meglio a dare un idea di quello che prova chi fa highline, del perchè lo fa e ho cercato di spiegarlo direttamente con le loro parole e le loro immagini.

Non ho nulla da insegnare, il mio è solo il punto di vista, in questi mesi però, ciò che mi ha colpito è il modo in cui chi pratica highline si relaziona con i suoi “colleghi”. Dalle prime fasi del montaggio si percepisce un entusiasmo sottile, impaziente, premuroso verso il gesto che andranno a compiere. La complicità è palpabile e allo stesso modo di non facile comprensione da chi osserva dall’esterno (almeno nelle prime volte). Qualcuno potrebbe volgarmente scambiarli per esibizionisti, ma è evidente che non sanno di cosa parlano. Come spiega bene Sirio nel video, l’highline non è solo camminare la linea,  è tutto quello che c’è prima e dopo. #DEVISBATTERTI.

Non c’è bisogno di rimarcare i concetti di base della linea e cioè che richiede concentrazione, determinazione, dedizione etc etc… ok l’abbiamo capito,  quello che mi colpisce ogni volta è vedere il grado di empatia ( capacità di comprendere a pieno lo stato d’animo altrui) che si sviluppa tra le persone che la camminano. E’ lottare insieme soffrire insieme e insieme esultarne. L’highliner che osserva qualcuno camminare prova esattamente le stesse emozioni di chi è li in mezzo, nel vuoto e lo sostiene, lo incoraggia, lo carica, gli da la forza di rimanere in piedi e lottare. Non c’è agonismo, non esiste cercare di essere più bravo dell’altro, al contrario chi è più bravo cerca di portare gli altri al proprio livello, condividendo la propria esperienza personale.

Screenshot 2014-11-06 19.37.20Tre giorni di seguito su Chimera sono stati l’emblema di quello che ho appena scritto rispettivamente nelle figure di Sirio, Giacomo e Naza. Tre giorni di osservazione, tre giorni di silenzi interrotti dalle grida di pura gioia di quando qualcuno realizzava l’impresa di camminare, tornare, cadere, rialzarsi.

L’aspetto tecnico:

Un documentario come questo non prevede una stesura, una linea guida, non può essere orchestrato a tavolino, non puoi decidere quello che girerai, dove e come, puoi averne un idea. ti metti li  aspetti e sudi, al massimo fai una scarrucolataScreenshot 2014-11-07 04.36.14

Dovevo capirlo quando la sera al rifugio Jack mi ha detto “tranquillo, ci sono stato ieri, l’avvicinamento è semplice, con mezz’ora stiamo su” …c’era qualcosa che non mi convinceva, soprattutto quando ha continuato dicendo..”in caso con l attrezzatura ti do una mano io. Si. e me lo ha detto con questa faccia! “Tranquillo!”IMG_0039

Ho dovuto fare delle rinunce preventive dell’attrezzatura, a malincuore ho lasciato in macchina lo slide shootools e la sturdycam, mentre quest’ultima sarebbe risultata completamente inutile dato che non si poteva camminare liberamente ma eravamo pressochè aggrappati, con lo slide avrei realizzato dei bei timelapse. Non si può avere tutto, soprattutto se devi salire e scendere da una montagna per tre giorni e non puoi lasciare li l’attrezzatura. In compenso ho portato un cavalletto….che non ho utilizzato…. voglio dire… non per fare le riprese!IMG_0069

 

Erano con me le tre solite fedelissime Dslr Canon 550D, Canon 60D e Gopro, ho utilizzato prevelentemente il tamron 17 50 2.8 e il 18 135, per la zummata dal basso, Diego (perchè l ho fatta fare a lui con la mia macchina…dato che scendeva dalla montagna per tornare a Roma) ha usato il Sigma 70 300 gentilmente prestato dal mio amico Fabio Portinari.

Ho dovuto inventarmi anche una soluzione “parasole” di emergenza..

Screenshot 2014-11-07 04.01.33IMG_0128Il secondo giorno finalmente è arrivato Diego  il pilota del drone nonchè secondo operatore che con i suoi 25 anni di montagna è salito in 10 minuti e ci ha aspettato lassù…

Screenshot 2014-11-06 19.33.35

 

L’aspettativa per le riprese del drone erano alte, perchè era l’unico sistema per ottenere l’inquadratura perpendicolare e riuscire a far vedere l’esposizione della linea spezzando il ritmo di tutto il documentario. su 2 giorni di ripresa preventivata… una è stata cancellata dal vento..un altra ha rischiato di essere annullata dalla pioggia…ma alla fine come si vede nel video… ce l abbiamo fatta…!Screenshot 2014-11-08 22.27.16

Non basta avere un drone per fare delle belle riprese, avevo già visto del materiale girato da Diego, sapevo che era la persona giusta per questo lavoro perchè sapeva esattamente come spostarsi ed esaudiva qualsiasi richiesta di manovra in volo e allo stesso tempo su come orientare la gopro.

L’impostazione della gopro che ho preferito per le riprese aeree è stata in maniera quasi del tutto ovvia il 50 Fps 1080 protune, cosi da poter facilmente gestire la color in post e i rallenty.  Secondo me non bisognerebbe mai utilizzare la modalità “wide”, se non si vuole correre il rischio di banalizzare la ripresa con un effetto fisheye estremo. Philip Bloom in un articolo del suo blog spiega bene come ottimizzare le riprese aeree realizzate con gopro in modalità “medium”, e come ridurre l effetto di distorsione della lente tanto da non farlo sembrare affatto di una gopro, l articolo è questo: Screenshot 2014-11-07 05.16.14

In un edit non bisogna esagerare con i filmati da drone, alla lunga si corre il rischio di far assuefare il pubblico alle riprese aeree, facendo perdere la magia alla ripresa stessa. I filmati di highline sono ghiotti di riprese aeree, ma non ho voluto correre i rischio di esagerare. le dronate abbinate alla musica sono la ciliegina sulla torta dell’highline trip.

la post produzione:

dopo tre giorni distruttivi me ne sono ritornato a casa con quasi mezzo terabyte di girato, prontamente backuppato… nonostante la stanchezza, il primo peniero era quello di cominciare a sbobinare il tutto…che ci vuole?

Il 50% della riuscita di un video la determina la musica, già da un mese prima delle riprese avevo opzionato una lista di musiche rispettivamente dal sito Envato (per la doubstep) e “The music Bed” per le orchestrali/cinematiche…quest’ultimo sito si è rivelato troppo costoso per le mie tasche, e soprattutto dato che il progetto era quasi completamente autofinanziato. Penso che questo sia stata una fortuna perchè la musica che ho trovato su “Atmostra”  si è rivelata perfetta per l ultima parte del film ed inoltre avevano un costo di licensing decisamente più abbordabile. Potete ascoltare e scaricare l’intera commpilation qui:

Screenshot 2014-11-08 22.39.17Il montaggio

I primi 2 giorni in sala montaggio se ne sono andati per lo sbobinamento…intendo lo sbobinamento di 3 giorni di riprese moltiplicato per tre macchine da presa. Screenshot 2014-11-07 04.33.00 Screenshot 2014-11-07 05.27.39una giornata intera invece l ho dedicata allo sbobinamento delle interviste. (realizzate tenendo i ragazzi a schiumare sotto il sole sul terrazzino del rifugio CAI)IMG_0197 Calcolate che ogni intervista è durata mezz’ora e ognuno di loro ha messo insieme 15 min di materiale utilizzabile, ma che dico utilizzabile, meraviglioso, concetti espressi bene, cristallini, appassionanti….ok è sempre meglio abbondare nel materiale a disposizione, fino a quando tagliare costa sacrfici enormi. Ho selezionato i meglio del meglio di quello che mi hanno raccontato ma vi assicuro che potrei realizzarci un extended version di tutto rispetto con il materiale che non ho inserito! (papere comprese…Ovviamente!)Screenshot 2014-11-07 05.42.30

Poi sono partito da quello, dal meglio delle interviste e in base all ordine temporale delle riprese e al racconto dei ragazzi ho individuato delle sequenze chiave che andavano montate in pre-edit con accenni di musica sotto per sentirne il sapore e cominciare a raccontare la sotria. Da li in poi ho cominciato a trascrivere  per non dimenticare niente, ne idee, ne errori.FullSizeRender IMG_0624 IMG_0622successivamente ho cominciato a smettere di dormire… e togliere a pulire, a raffinare fino a che non avevo un pre edit decente.Screenshot 2014-11-07 05.34.22
Cominciava a filare, a funzionare, anche ad emozionare credo, ma tanto ormai io l’avevo completamente assorbito e non ci facevo più caso.

Potrei fare il figo e dire che la color correction l’ ho fatta con un attimo, ma non è così … mentre pensavo a come divulgare il video avrò provato decine di regolazioni, fino a quando non ho trovato qualcosa che mi andava bene…ma non del tutto. Le riprese spesso sono abbondantemente sovraesposte, colpa si della macchina, ma anche dei repentini cambi di luce, colpa della macchina che ovviamente non girava in Raw e ovviamente anche colpa mia, ma non avendo un monitor di riferimento tutto era più difficile. Screenshot 2014-11-07 05.48.32…finito? non ancora..

L ‘ultimo step è stato quello del audio mix, un lavoro non mio ,a che ho dovuto imparare per forza, almeno finche continuerò per forza di cose a lavorare “as one manshow”… una buona giornata di tagli, dissolvenze, entrate, uscite, equalizzazioni, e normalizzazioni su adobe audition per ottenere un file audio decente. Senza considerare che per passare al mix audio dovevo avere la completa certezza del montato, in quanto.. se avessi deciso di modificare qualche taglio avrei dovuto rifare tutto l’audio mix da capo! come no?!Screenshot 2014-11-07 05.41.43 Screenshot 2014-11-07 05.40.02 Screenshot 2014-11-07 05.41.09

 In conclusione:IMG_0629

con questa foto di un editing all’alba volevo ringraziare  chi è arrivato a leggere fino a quaggiù…è stata una gran bella esperienza, mi sono dilungato anche troppo nel descriverla in ogni dettaglio (e mi sono risparmiato!) ma ne è valsa la pena.  E’ stata un unione di intenti, quello dei ragazzi che mi hanno dato la possibilità di raccontarli filmandoli, e quello mio che ho voluto trasformare questa tre giorni insieme e questa esperienza, in un piccolo film documentario. Ho voluto raccontare l’aspetto umano e l’aspetto tecnico per far capire quanta dedizione c’è in un progetto come questo, e quanta passione dietro l’highline o nel il mio lavoro …che non cambierei per nulla al mondo…;)

 

P.S. grazie anche al Becchetti che un paio di albe ce l ha spese anche lui in sala montaggio (come dimostra a foto qua sotto)…diventando anche un esperto di Adobe Premiere!

IMG_0628 IMG_0625 IMG_0571 IMG_0114 IMG_0174 IMG_0164 IMG_0111

4 risposte

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *